Ricostruzione sociale

. mercoledì 8 aprile 2009


La ricostruzione fisica della città, perché parliamo
di una città distrutta, indipendentemente dai numeri,
sarà lunga; ma ancora di più lo sarà la ricostruzione
sociale ed umana del tessuto cittadino. Nelle emergenze
ci sono sempre tempi immediati, tempi medi e
lunghi: le socialità non si ricostruiscono in un attimo,
il dolore non si affronta in un momento. Oltre l’intervento
immediato, che è fondamentale, il bisogno è
quello di restituire fiducia e amore alle persone, obiettivo
raggiungibile solo attraverso la partecipazione.
La cittadinanza colpita deve partecipare alla ricostruzione
della città, e lo farà dicendo chiaramente
che la città non può essere costruita con criteri antisismici
a parole, e nei fatti crollare come è successo;
dicendo che nessuna infiltrazione di tipo mafioso può
entrare in alcun modo nella riedificazione dell’Aquila,
come è accaduto da altre parti; dicendo che a ricostruire
la città non possono essere le stesse persone che
hanno costruito la distruzione. Non possono essere gli
stessi. Per rispetto del tanto dolore e dei tanti morti, le
ditte che hanno costruito questi edifici [la costruzione
dell’ospedale crollato risale al 2000] devono andare via
dall’Aquila, non devono più presentarsi; che non presentino
richieste di lavoro all’Aquila, perché altrimenti
diventerebbe realmente assurdo. Questa è una destrutturazione
sociale che è passata anche attraverso
dati concreti e inconfutabili come l’aver ignorato e
accusato chi aveva provato a dare un allarme; l’aver
assistito al crollo di una città «antisismica».
Dopo la tragedia la prima cosa che ci siamo detti è
stata questa: la ricostruzione sociale deve passare
attraverso l’aiuto e la vicinanza, ma soprattutto, la
partecipazione.

di Renato Di Nicola
[Abruzzo Social Forum]

1 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Testmonianza importante concordo con le sue ultime parole. Ma l'amarezza di chi ha perso tutto e con lucida attenzione racconta quello che sa ed ha visto é altrettanto drammatica. Come una blogger abruzzese ha fatto.