La sera del 7 febbraio 1974 la Rai Tv trasmise un nuovo, breve documentario della serie "Io e...", intitolato "Pasolini e ... la forma della città", a cura di Paolo Brunatto.Nelle ultime immagini, mentre si chiudeva il documentario e dopo aver camminato nervosamente tra le dune di Sabaudia, all'improvviso Pasolini si fermò, esponendo alla telecamera il pallore di un volto sofferto e scavato, e denunciando con assoluta sincerità e asciutta drammaticità, decisamente inabituali per i telespettatori di allora (e di oggi)
l'appiattimento culturale, la devastazione estetica e l'imbarbarimento civile a cui ci avrebbe inevitabilmente portato la società dei consumi concepita dalla repubblica post-fascista e in generale da tutti i "regimi democratici" contemporanei.
1 commenti:
Credo che la grandezza di Pasolini risiedesse nella sua capacità di cogliere le contraddizzioni di quella che era una società in grosso fermento culturale.La sua riflessione avviene addirittura mentre è ancora in corso la ricaduta del 68, a ridosso del referendum sul divorzio, lo statuto dei diritti dei lavoratori è legge nel 1970. Verrebbe da dire che i problemi che lui poneva erano inesistenti. In realtà lui riusciva oggettivamente a leggere i
punti di debolezza di quella che era l'espressione culturale di quegli anni, e non solo, dava anche gli indirizi nei confronti dei quali sarebbe stato necessario muoversi.
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