Visioni Pasoliniane

. venerdì 26 giugno 2009

La sera del 7 febbraio 1974 la Rai Tv trasmise un nuovo, breve documentario della serie "Io e...", intitolato "Pasolini e ... la forma della città", a cura di Paolo Brunatto.Nelle ultime immagini, mentre si chiudeva il documentario e dopo aver camminato nervosamente tra le dune di Sabaudia, all'improvviso Pasolini si fermò, esponendo alla telecamera il pallore di un volto sofferto e scavato, e denunciando con assoluta sincerità e asciutta drammaticità, decisamente inabituali per i telespettatori di allora (e di oggi)
l'appiattimento culturale, la devastazione estetica e l'imbarbarimento civile a cui ci avrebbe inevitabilmente portato la società dei consumi concepita dalla repubblica post-fascista e in generale da tutti i "regimi democratici" contemporanei.

1 commenti:

loris ha detto...

Credo che la grandezza di Pasolini risiedesse nella sua capacità di cogliere le contraddizzioni di quella che era una società in grosso fermento culturale.La sua riflessione avviene addirittura mentre è ancora in corso la ricaduta del 68, a ridosso del referendum sul divorzio, lo statuto dei diritti dei lavoratori è legge nel 1970. Verrebbe da dire che i problemi che lui poneva erano inesistenti. In realtà lui riusciva oggettivamente a leggere i
punti di debolezza di quella che era l'espressione culturale di quegli anni, e non solo, dava anche gli indirizi nei confronti dei quali sarebbe stato necessario muoversi.