...ai futuri dirigenti del Partito Democratico

. mercoledì 24 giugno 2009

…rileggo i post precedenti e mi accorgo di essere sempre e solo contro, questo sarà un post “costruttivo”… almeno lo spero.
Per quanto mi duole dirlo temo che la strada da seguire per sperare in un paese più moderno ed efficiente sia quella della reale alternanza dei governi con schieramenti contrapposti che, in caso di vittoria elettorale, anche se risicata, devono poter essere in grado di governare e legiferare nell’interesse del paese (ALMENO SPERO!) secondo la linea ideologica del movimento.

Inevitabilmente tale rivoluzione porta nella direzione di un sostanziale sistema bipartitico che di fatto farebbe sparire i partiti minori.

La dolorosa sparizione dei partiti minori scontenterebbe molti elettori (me tra quelli che vedrei sparire la sinistra “radicale” dal panorama parlamentare) ma credo sia nella situazione attuale l’unico modo per intervenire sull’arretratezza delle nostre istituzioni…
O ALMENO E’ L’UNICA CHE MI VIENE IN MENTE CHE NON IMPLICHI NECESSARIAMENTE LA SOMMOSSO POPOLARE!
(ditemi se ne esiste un'altra, ne sarei davvero contento!)
Cerco di spiegarmi meglio: dal 1994, anno della famosa discesa in campo del cavaliere, di fatto si è assistito a un blando bipolarismo che ha portato a crisi di governo per la defezione a turno di piccoli o medi partiti che di volta in volta (e per motivi più o meno condivisibili) si sono staccati dal gruppo di governo malgrado ne facessero parte ad inizio mandato (questo è successo sia a destra che a sinistra).
…mi chiedo:
1- Ma è possibile che dal dopoguerra ad oggi vi sia stato solo un governo che ha concluso il mandato (5 anni)?… e aimé è stato un governo di Arcore…
2- Come è possibile attuare una seria riforma delle istituzioni se non si è sicuri che la durata di una legislatura sia almeno sufficiente per concludere l’iter parlamentare necessario affinché questa venga approvata?
3- Come è possibile che uno schieramento opposto per 2 volte ha avuto la possibilità di governare ma non ha mai avuto la forza di regolamentare l’anomalia tutta italiana di un candidato premier che di fatto monopolizza l’informazione televisiva e che è la rappresentazione svergognatamente eclatante della stessa definizione di “conflitto di interessi”?

La mia personalissima analisi si riassume nella semplice presa di coscienza che una linea ben definita di condotta politica deve essere stabilita da un serio confronto democratico (anche aspro) all’interno di ogni singolo movimento politico e che dovrà concludersi con la stesura di un programma da tutti condiviso, unitamente propagandato e che con esso ci si sottoponga all’esame elettorale.
Tale programma non può essere "inquinato" o mediato dalle esigenze di altre parti politiche senza di fatto essere modificato (se non addirittura stravolto) tradendo così l’elettorato che ha scelto un programma e non il cocktail di due o più proposte...
risulta inevitabilmente UNA TRUFFA!
Il rischio c’è ma penso che chi vince debba governare e coerentemente con il proprio programma debba avere la possibilità di riformare come crede sia meglio, allo scadere dei 5 anni (ma solo allora) sarà l’elettorato a giudicare se andare avanti sulla stessa linea o se è il caso di cambiare fermo restando però 2 capisaldi della nostra costituzione:

LA SEPARAZIONE NETTA TRA POTERE LEGISLATIVO, ESECUTIVO E SOPRATTUTO GIUDIZIARIO
&
L’INALIENABILE ESIGENZA PER UN PAESE LIBERO E DEMOCRATICO DI UNA PLURALITA’ DEI MEZZI DI INFORMAZIONE DI MASSA!

Fatta questa lunga e dolorosa (per me) premessa torno al titolo del post e mi rivolgo alla futura dirigenza del Pardito Democratico…
L’affermazione della lega e di dell’Italia dei valori ha delineato bene la volontà dell’opinione pubblica di svoltare e di abbandonare un certo modo di fare politica, il cambio di rotta non può essere legato solo al cambio di un nome alla guida del partito! Mi piacerebbe che oltre alle teorie su come riformare il paese si presentasse anche uno statuto organizzativo e comportamentale delle dinamiche del partito che chiarissero definitivamente (tra gli altri) i seguenti punti:

1) ORGANIZZAZIONE INTERNA:
come verranno nominati i vari dirigenti del partito? Chi e come deciderà la linea del partito? come si chiariranno le controversie interne per arrivare ad una linea unitaria e condivisa del partito soprattutto per quel che riguarda questioni di argomenti di carattere etico?
2) QUESTIONE MORALE:
come il partito si comporterà in caso di scandali e/o situazioni in netto contrasto con il ruolo pubblico di un eletto (e parlo di tutti gli eletti/elegibbili e non di solo quelli con incarichi istituzionali)? E’ possibile ipotizzare un codice etico dei membri del PD e se sì cosa vi sarà scritto e quali saranno le conseguenza per chi lo infrange?
3) INDAGATI:
eventuali membri del partito coinvolti in vicende giudiziarie conclusesi con una condanna o ancora in fase di giudizio potranno essere iscritti tra i candidati nelle liste elettorali del PD?
4) ELETTI ed ELEGGIBILI:
per quante legislature un candidato potrà essere rieletto?
5) IL RAPPORTO CON LA CHIESA?

…per ora mi fermo ma di domande ce ne sarebbero molte.

La mia richiesta è di sapere se c’è una reale volontà di riformare il paese e che se questa può prescindere dalla propedeutica (a mio parere) necessità di riformare la classe dirigente nelle sedi istituzionali e di partito.

Ho votato SI ai referendum della scorsa domenica anche sapendone le possibili dolorose conseguenze,
la futura dirigenza del PD sarà disposta a fare come me e a sacrificare una posizione personale (..e forse a mettersi da parte tra qualche anno) nell’interesse generale del partito e più in generale del paese?

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